Nel 1985, durante il periodo che precede il Natale, Bill Furlong, un commerciante di carbone che vive in una tranquilla cittadina della contea di Wexford, si impegna a mantenere la sua famiglia composta da sua moglie e cinque figlie. Ma una mattina, durante una consegna al convento locale, Bill scopre qualcosa che scuote profondamente le sue convinzioni. Questa rivelazione lo obbliga a fare i conti con il suo passato e a mettere in discussione il silenzio della sua comunità, dove la Chiesa cattolica esercita un’influenza opprimente.
Come si sopravvive ad eventi catastrofici come una guerra, un genocidio, o un terremoto? La psicoterapeuta Eva Pattis Zoja ha sviluppato una terapia non verbale, che permette di elaborare il trauma psichico ed esprimere ciò che il dolore rende in un primo momento indicibile. Il conflitto in Ucraina, la persecuzione contro gli Yazidi da parte dell’Isis e un devastante terremoto in Cina sono soltanto alcuni tra i contesti in cui il Sandwork Espressivo è stato applicato. Questo metodo è diffuso anche in Italia e in molti altri paesi del mondo con bambini che hanno perso i loro cari a causa di calamità naturali, o con bisogni educativi speciali o disturbo da stress post-traumatico. Il documentario di Andrea Deaglio esplora parallelamente le radici di Eva Pattis Zoja, mostrando le connessioni tra il lavoro che l’ha resa un riferimento a livello internazionale e la storia personale della sua famiglia durante la Seconda guerra mondiale.
Durante il mandato da giurato in un processo per omicidio di alto livello, Justin Kemp, un giovane padre di famiglia che si trova alle prese con un grave dilemma morale che potrebbe influenzare il verdetto della giuria e potenzialmente condannare – o liberare – l’imputato di omicidio.
La serata si aprirà con un’introduzione al film e proseguirà con un dibattito a cura del regista Nino Tropiano, moderato da Simona Cella, autrice e critica cinematografica
Un racconto di formazione, lungo 7 anni, che vede protagonista Samira, una giovane donna originaria di Nungwi, un villaggio di pescatori, situato nell’estremo lembo settentrionale dell’isola di Zanzibar, culla della cultura Swahili, a largo della Tanzania.
Samira, conosciuta per caso durante una ricerca finanziata da una fondazione irlandese (Simon Cumber Film Fund) è consapevole che solo un duro lavoro su se stessi può portare al raggiungimento di un certo grado di libertà e felicità. Quindi, pur non contravvenendo ai precetti di una società tradizionale, si sposta in città per realizzare il suo sogno: studiare per accedere all’università, nella speranza di trovare un impiego che le consenta di diventare una donna moderna, in grado di conciliare due istanze apparentemente opposte: avere una famiglia ed essere indipendente.
Un viaggio in taxi dall’aeroporto JFK di New York a Manhattan. Una giovane donna, bella e assorta nei suoi pensieri, inizia una conversazione con il tassista Clark, un uomo diretto e senza peli sulla lingua. Nel tempo del tragitto, il contesto apparentemente ordinario di un taxi diventa il luogo di un dialogo straordinario, intimo e denso, fatto di piccole verità e grandi rivelazioni. Una storia semplice e universale, sul come una conversazione apparentemente banale tra due estranei possa prendere strade inaspettate e creare una connessione profonda.
Tratto dal romanzo “Attraverso la vita” di Sigrid Nunez
Una madre imperfetta, Martha, e sua figlia, risentita per tutti gli errori della genitrice, vengono separate da un grande malinteso. Tra di loro c’è Ingrid, un’amica della madre, che è depositaria sia del dolore sia dell’amarezza che entrambe provano. Martha è una giornalista di guerra, mentre Ingrid è una scrittrice. Le due amiche condividono una casa costruita nel mezzo di una riserva naturale del New England.
La serata si aprirà con un’introduzione al film e proseguirà con un talk con Guido Harari, Franz di Cioccio e Patrick Djivas.
A chiunque venga in mente un’immagine iconica di Lou Reed o David Bowie, di Frank Zappa o Kate Bush, o degli italiani Giorgio Gaber, Fabrizio de André, Vasco Rossi e Gianna Nannini, con ogni probabilità sta pensando a una fotografia di Guido Harari. Raccontare attraverso i suoi ritratti, la straordinaria rivoluzione musicale di fine novecento, dalla musica leggera degli anni ’60 alla beat generation, dalla stagione dei cantautori al rock internazionale, dal punk al pop degli anni ’80, passando per le varie esperienze di avanguardia, espandendosi in tutte le espressioni della cultura anche oltre la musica, è la materia viva di questo documentario. Partendo dalla sua casa di Alba, il filo narrativo intreccia la vita del fotografo in un rapporto intimo con i personaggi che ha fotografato. Il viaggio di Guido harari è la traccia intorno a cui si sviluppano aneddoti, immagini inedite, spunti drammaturgici inattesi, legati dalla appassionante avventura umana di un ragazzo che, cominciando a inseguire da semplice fan le tournée dei suoi miti musicali, è diventato poi l’interprete, come ha detto l’amico Lou Reed, del “suono dell’anima di chi viene ritratto”.
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