Sarah & Saleem – Là dove nulla è possibile

Sarah & Saleem – Là dove nulla è possibile

The Reports on Sarah and Saleem

  • 127 min.
  • Drammatico, sentimentale
  • 2018 (Palestina, Germania, Olanda)

Sarah è israeliana e gestisce un bar a Gerusalemme Ovest. Saleem è palestinese, vive a Gerusalemme Est e fa il fattorino. Provengono da mondi distanti anni luce, eppure, sfidano il destino per incontrarsi di nascosto nel furgoncino che Saleem usa per il lavoro e consumare lontano da occhi indiscreti un veloce rapporto sessuale. Si amano? Forse no. Ma quegli attimi rubati sono per entrambi un momento di complicità per evadere dalle tensioni che avvertono nelle rispettive famiglie.

  • Regia:Muayad Alayan
  • Interpreti:Silvane Kretchner, Adeeb Safadi, Maisa Abd Elhadi, Ishai Golan, Kamel El Basha, Hanan Hillo, Jan Kuhne, Mohammad Eid
  • Sceneggiatura:Rami Musa Alayan
  • Fotografia:Sebastian Bock
  • Montaggio:Sameer Qumsiye
  • Produzione:KeyFilm, Manderley Films, Monofilms
  • Distributore:Satine Film
  • Premi:Premio del Pubblico e il Premio Speciale della Giuria per la Sceneggiatura al Festival di Rotterdam, Premio Miglior Film e Miglior Attrice per Maisa And Elhadi al Festival di Durban, Premio Miglior Film al Festival di Seattle
  • Dice il regista Muayad Alayan: “Con Rami Alayan, mio fratello e sceneggiatore, abbiamo voluto raccontare con “Sarah e Saleem – Là dove nulla è possibile” una storia umana che andasse al di là delle storie coperte dai media e che riportavano le conseguenze dell’ occupazione israeliana. Al tempo stesso volevamo anche prendere le distanze da quelle opere romantiche, nel cinema o in altre forme d’arte, che usano narrazioni idealizzate su palestinesi e israeliani che si uniscono; troppo spesso ignorano la realtà delle cose che, già di per sé separa le persone, inoltre trascurano i sistemi di compressione che vengono creati per mantenerne la divisione, il potere e la segregazione tra loro. Volevamo raccontare una storia basata saldamente sulla vita quotidiana a Gerusalemme, una storia che parlasse della nostra capacità di connessione e interazione umana, cosi come dei nostri umani limiti di fronte alle pressioni estreme derivanti dal nostro ambiente repressivo.”

     

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